Il Castello Incantato - Belgariad 04 by David Eddings

Il Castello Incantato - Belgariad 04 by David Eddings

autore:David Eddings [Eddings, David]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2008-11-15T03:02:17+00:00


Custode è stato chiamato Brand in modo che non potesse mai esserci un senso di gloria personale abbinato alla carica: noi serviamo l’Occhio, e questo è il nostro solo scopo. Per essere del tutto sincero con te, devo dirti che sono piuttosto felice che tu sia arrivato proprio adesso. Si stava avvicinando il momento in cui avrei dovuto scegliere il mio successore... con l’aiuto dell’Occhio, naturalmente... ma non avevo la minima idea di chi scegliere. Sopraggiungendo, tu mi hai esonerato da quel compito.»

«Allora possiamo essere amici?»

«Credo che lo siamo già, Belgarion» rispose Brand, in tono grave. «Serviamo

entrambi lo stesso padrone, e questo accomuna sempre gli uomini.»

Garion esitò.

«Me la sto cavando bene, allora?» sbottò poi.

Brand rifletté un momento.

«In alcuni casi, non hai agito nel modo in cui avrei agito io, ma questo era da prevedersi. Neppure Rhodar ed Anheg fanno le cose nello stesso modo: ciascuno di noi ha un suo stile particolare.»

«Si fanno beffe di me, vero... Anheg, Rhodar e gli altri. Sento tutti i commenti spiritosi che escogitano ogni volta che prendo una decisione.»

«Io non mi preoccuperei molto per questo, Belgarion. Loro sono Alorns, e gli Alorns non prendono i re molto sul serio. Si prendono in giro anche fra di loro, sai, e potresti dire che tutto va per il meglio finché scherzano. Se di colpo dovessero diventare molto seri e formali, allora capirai di essere nei guai.»

«Non avevo considerato la situazione da questo punto di vista» ammise Garion.

«Ti ci abituerai, con il tempo» lo rassicurò Brand.

Garion si sentì molto meglio, dopo quella conversazione con Brand; accompa-

gnato dalle guardie, si avviò verso gli appartamenti reali, ma, arrivato a metà strada, cambiò idea e si recò invece da zia Pol. Quando entrò nelle sue stanze, trovò Adara che sedeva in silenzio accanto a Polgara, osservandola mentre lei rammen-dava con cura una delle vecchie tuniche di Garion. La ragazza si alzò in piedi ed eseguì una riverenza formale.

«Per favore, Adara» le disse con tono sofferto, «non lo fare quando siamo soli.

Vedo già fin troppi inchini fuori di qui.» Ed accennò in direzione delle parti pub-bliche dell’edificio.

«Come desidera Vostra Maestà» rispose la ragazza.

«E non mi chiamare in quel modo. Io sono ancora e soltanto Garion.»

Gli splendidi, calmi occhi di Adara lo fissarono con espressione grave.

«No, cugino» lo contraddisse. «Non sarai mai più “soltanto Garion”.»

Il giovane sospirò quando la verità di quell’affermazione lo colpì al cuore.

«Se volete scusarmi» disse poi Adara, «devo andare dalla Regina Silar. Non si sente molto bene e la mia presenza sembra esserle di conforto.»

«La tua vicinanza ci conforta tutti» replicò Garion, senza neppure riflettere.

Adara gli rivolse un sorriso colmo di affetto.

«Può darsi che ci sia speranza per lui, dopotutto» commentò zia Pol, conti-

nuando a cucire.

«Non è mai stato un caso veramente disperato, Lady Polgara» ribatté Adara,

guardando Garion. Quindi rivolse un cenno del capo ad entrambi e lasciò silenziosamente la stanza.

Garion gironzolò per qualche istante, poi si gettò su una sedia. Quel giorno erano accadute molte cose, e lui si sentì di colpo in disaccordo con il mondo intero.



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